Con riferimento ai principali obiettivi del bando, il progetto mira a promuovere lo sviluppo di nuove conoscenze in merito alla storia economica e sociale della Campania nel contesto dell’Italia e del Mediterraneo romanizzato.
Si intende promuovere una nuova ricerca al fine di definire un modello interpretativo integrato tra diversi sistemi di saperi basati rispettivamente sullo studio dell’instrumentum domesticum, delle fonti giuridiche e dell’epigrafia della produzione.
Punto di partenza è il presupposto, consolidato nella tradizione degli studi, che i contenitori da trasporto, il vasellame da mensa e da dispensa, le produzioni fittili in generale rappresentino dei veri e propri ‘fossili-guida’ per la ricostruzione della storia economica del mondo romano, della rete delle relazioni commerciali, politiche e culturali tra le diverse aree dell’Impero romano. Mettendo insieme competenze diverse (archeologiche, storiche e giuridiche) ci si propone di utilizzare l’evidenza materiale e la documentazione storico-giuridica per ricostruire le dinamiche di uso e consumo delle produzioni artigianali fittili nella Campania di età tardo-repubblicane ed imperiale, anche sotto profili finora meno esplorati.
La vastità del tema ha suggerito l’individuazione di aree e siti campioni d’indagine, fortemente rappresentativi per posizione geografica ed arco cronologico, quale ad esempio il comparto flegreo. In particolare si intende partire dall’esame della produzione ceramica dell’area di Cuma. Punto di forza del progetto è la disponibilità di dati inediti derivanti dagli scavi condotti dal gruppo di ricerca del progetto Kyme afferente al Dipartimento di Storia “Ettore Lepore” (ora Dipartimento di Studi Umanistici) dell’Ateneo federiciano, attivo nell’area del Foro di Cuma a partire dal 1994. Questi dati vanno letti, naturalmente, alla luce del materiale già edito, non solo cumano. Allo stato attuale della ricerca, infatti, l’individuazione delle officine ceramiche locali, l’organizzazione della produzione, i suoi artefici ed i canali di diffusione rimangono ancora da chiarire. Certamente uno studio approfondito delle caratteristiche tecnologiche delle produzioni d’importazione e di quelle locali può favorire sia la ricostruzione dei flussi di importazione, ma anche la definizione delle aree di diffusione delle produzioni campane.
Per quanto riguarda Cuma e in generale i Campi Flegrei, l’esame al microscopio dei fabrics potrebbe risolvere le annose questioni dibattute negli ultimi anni sui giacimenti argilliferi da cui le botteghe traevano la materia prima, in quanto, essendo tutto il territorio flegreo di origine vulcanica, a livello macroscopico non è possibile cogliere localmente le differenze tra gli impasti ceramici. Una volta individuati gli impasti locali, l’analisi incrociata tra forme ceramiche e composizione degli impasti può contribuire a definire le peculiarità tipologiche di ogni bottega, in modo da stabilire se i modelli formali di riferimento hanno avuto un’elaborazione diversa per ogni fabbrica, o se, invece, sono stati assimilati senza distinzioni in tutto il territorio dei Campi Flegrei.
Dall’esame di questi contesti produttivi si auspica di trovare indicazioni per uno studio sugli aspetti (anche giuridici) della produzione e vendita della ceramica e di altri manufatti. L’estrema esiguità delle fonti giuridiche di tradizione manoscritta specifiche sul tema (si possono ricordare alcuni passi dei Digesta: 8.3.6 pr.; 33.7.25.1; 19.1.6.4) impone di percorrere nuove vie e di esaminare l’evidenza materiale e il dato epigrafico da una prospettiva storico-giuridica. Nei bolli, in particolare, si stratificano significati diversi, riflesso del contesto economico e giuridico cui fanno riferimento: individuare il significato o i significati di quelli reperibili sul vasellame cumano può contribuire a comprendere le dinamiche produttive del territorio. Sarebbe determinante per il nostro discorso identificare, laddove possibile, lo status degli artefici della produzione.
La stessa sistematicità della bollatura di età romana dimostra l’alto livello di organizzazione raggiunto dall’industria ceramica dell’Italia romana nel suo apice produttivo e commerciale. La presenza o meno dei bolli sui materiali ceramici sembra in sostanza procedere parallelamente alle variazioni nella gestione delle produzioni nei diversi momenti storici.
Lo studio accurato della produzione fittile locale potrebbe, inoltre, consentire di ottenere indicazioni utili anche per lo studio della struttura proprietaria della Campania, dell’incidenza di tali prodotti nei circuiti commerciali italici ed extraitalici nonché possibili nuovi dati sui produttori e sugli esportatori delle pregiate varietà di vino locale (Falerno, Cecubo, Massico) ed altre apprezzate derrate alimentari (tra cui le cipolle cumane e i mitili della baia puteolana).
La ricerca intende esaminare cinque aspetti:
a) materie e tecniche nell’attività produttiva fittile in area campana (con particolare attenzione al territorio cumano);
b) circolazione di classi materiali;
c) organizzazione del lavoro nelle botteghe campane in epoca tardo-repubblicana ed imperiale;
d) aspetti giuridici della produzione, dell’uso e della circolazione dei prodotti fittili nel mondo romano;
e) impatto della produzione artigianale nella storia economica della Campania romana.